È corsa ai rimborsi del 730. La spinta a ottenere il credito derivante dalle spese deducibili e detraibili fa volare gli invii dei modelli che hanno già superato i 13 milioni dalla data di apertura del canale di trasmissione avvenuto lo scorso 20 maggio. Quasi 10 milioni dei 730 già trasmessi alle Entrate (ossia oltre il 76%) sono passati attraverso Caf e intermediari abilitati. Sono i dati (aggiornati al 3 luglio) forniti dalla Consulta dei Caf, che traccia un primo andamento della campagna dichiarativa.
Il termine ultimo per l’inoltro all’Agenzia è ancora lontano: la scadenza è, infatti, il 30 settembre. Ma una parte cospicua dei contribuenti ha preferito portarsi avanti. Se si considera che lo scorso anno sono stati inviati 23,8 milioni di 730, vorrebbe dire che oltre la metà di quella platea (anzi quasi il 55%) ha già deciso di archiviare la pratica della dichiarazione dei redditi del 2024 (relativa al periodo d’imposta 2023). Del resto, non è una novità che per i contribuenti interessati (ossia prevalentemente pensionati e dipendenti) i rimborsi del 730 in busta paga o nel cedolino della pensione siano una fonte di finanziamento per le vacanze estive. Non a caso, tre contribuenti su quattro tra quelli che transitano dai Caf vanno a rimborso, mentre la parte residua versa le imposte dovute attraverso le trattenute in busta paga. Resta, invece, sostanzialmente invariata la quota di chi si avvale delle Entrate come sostituto d’imposta: il 13,5% della platea sotto la lente dei Caf.
Ma allo stesso tempo, secondo le proiezioni della Consulta, le dichiarazioni inviate entro la scadenza di settembre potrebbe essere superiore rispetto al bilancio 2023. A lasciarlo presumere è l’ampliamento dell’utilizzo del 730 effettuato con i decreti attuativi della riforma fiscale. Va ricordato, infatti, che da quest’anno passano dal 730 una serie di indicazioni che in precedenza richiedevano la compilazione di Redditi persone fisiche: i dati relativi alla rivalutazione dei terreni, i redditi di capitale di fonte estere soggetti a imposta sostitutiva, percepiti senza l’intervento di intermediari residenti; i dati sugli investimenti all’estero e sulle attività estere di natura finanziaria, così da gestire l’Ivie sugli immobili e l’Ivafe sulle attività finanziarie e l’imposta sulle criptoattività.
A contribuire anche a una crescita dei 730 è anche un’altra modifica contenuta nel decreto Adempimenti di inizio anno (Dlgs 1/2024) che ha reso accessibile l’utilizzo del modello a tutte le persone fisiche non titolari di partita Iva, come ad esempio ai titolari di soli redditi fondiari che fino allo scorso anno erano costretti a presentare Redditi. Secondo le prime analisi della Consulta, questi fattori hanno già spinto a un incremento del 3% delle dichiarazioni presentate attraverso i centri di assistenza fiscale. «Nel 2023 abbiamo gestito circa 24 milioni di dichiarazioni dei redditi e circa 10 milioni di attestazioni Isee – sottolinea il presidente della Consulta, Giovanni Angileri – e siamo sicuri di poter confermare e superare questi numeri nel 2024 perché viene riconosciuto e valorizzato dalle persone il ruolo dei Caf come soggetti di intermediari tra i cittadini e le istituzioni».
Anche i primi dati 2024, come anticipato, confermano per ora che il canale principale di trasmissione dei 730 resta quello dei centri di assistenza fiscale e degli intermediari abilitati. Questo nonostante un trend di crescita degli invii fai da te della precompilata da parte dei contribuenti, che per il solo 730 hanno superato quota 4,5 milioni nel 2023.
Una spiegazione è stata fornita dalla Corte dei conti nell’ultima relazione sul rendiconto generale dello Stato: «Il ricorso da parte dei contribuenti al supporto degli intermediari è dovuto, oltre che alla scarsa dimestichezza di molti cittadini, in particolare anziani, con gli strumenti telematici, soprattutto alla complessità sostanziale dell’ordinamento tributario e al persistente timore di commettere errori e di doverne poi subire le conseguenze».
In sostanza, per non rischiare errori e non incappare in sanzioni, i contribuenti preferiscono sostenere il costo di un centro di assistenza fiscale che certifica la correttezza formale della dichiarazione dei redditi sulla base della documentazione prodotta.