Dopo il deludente anno appena passato che in ambito previdenziale non ha portato alcun elemento positivo ma anzi un significativo peggioramento sugli istituti che consentono un anticipo rispetto al pensionamento ordinario, il 2024 si è aperto con forti dubbi e perplessità sull’approvazione dell’auspicata riforma che gli italiani aspettano da oltre un decennio.

Sia dalla Ministra Calderone che ha affermato che va riaperto il cantiere pensioni nell’ottica di trovare un equilibrio tra le esigenze di coloro che si avvicinano alla pensione con quelle dei giovani che stanno entrando nel mercato del lavoro, che dal sottosegretario Durigon che rilancia la Quota 41 da sempre cavallo di battaglia della Lega nell’ottica del sistema contributivo e sia soprattutto dalla premier Meloni che nella conferenza stampa del 4 gennaio ha affermato che l’obiettivo non è mai venuto meno con la necessità di dare una giusta attenzione ai giovani costruendo una riforma equa e uguale per tutti, giungono dichiarazioni che sembrano più di circostanza che dettate da una reale volontà di affrontare seriamente un argomento che da troppi anni i vari esecutivi hanno sempre rimandato limitandosi solamente a piccoli interventi, in genere peggiorativi.

Sembra che la Meloni e Giorgetti non vogliano disturbare l’UE su un argomento che da sempre ha visto l’Europa poco accondiscendente nei nostri confronti a causa di una spesa previdenziale del 16,7% che, invece, se fosse depurata dal costo enorme dell’assistenza scenderebbe intorno al 12% del PIL e che, se poi fosse ancora scorporata dall’IRPEF scenderebbe addirittura sotto al 9% del PIL. La spesa della previdenza in Italia, se così fosse conteggiata, sarebbe inferiore al totale delle entrate previdenziali smentendo clamorosamente quanto affermato da decenni e sarebbe evidenziato che, anche a causa dell’istituzione del sistema contributivo dal 1996, la previdenza in Italia sarebbe in grado di reggersi autonomamente.

Questo sta a dimostrare che esiste un margine per operare una riforma previdenziale complessiva e organica che consenta una flessibilità in uscita attuando delle lievi penalizzazioni mantenendo il sistema misto fino alla sua naturale conclusione, che si può e si deve intervenire a sostegno delle giovani generazioni con una pensione di garanzia, ripristinare Opzione Donna ante Legge di Bilancio 2023 e implementare la previdenza complementare aumentando le detrazioni e diminuendo fortemente la tassazione finale.