Nel 2024 si va verso la proroga delle misure tampone sulle pensioni. Nonostante la ripresa del confronto tra governo e sindacati nella legge di bilancio 2024 non ci saranno risorse sufficienti per una riforma complessiva e più ragionata della previdenza pubblica obbligatoria. Il prossimo anno, pertanto, la manovra si limiterà a confermare il mix di strumenti di flessibilità in uscita già attualmente vigenti.

Si prevede la riconferma di Quota 103, la cd. «pensione anticipata flessibile», che consente di lasciare il lavoro in presenza di 62 anni di età e 41 anni di contribuzione. La prestazione è assistita da un tetto alla pensione (che dura fino a 67 anni): 2.818,65 euro, cioè cinque volte il minimo mensile Inps. Chi, avendo i requisiti, non opta per l’uscita anticipata può ottenere un incentivo in busta paga (sino al 67° anno). La misura, come noto, scade a fine anno ed il Governo avrebbe mostrato la volontà di rinnovarla sino al 31 dicembre 2024.

In ultimo c’è il nodo rivalutazione. A gennaio 2024 scatterà il conguaglio su quella riconosciuta provvisoriamente ad inizio anno (7,3% in luogo dell’8,1% definitivo) più quella provvisoria per l’anno corrente che dovrebbe attestarsi intorno al 6%. Per temperare gli effetti sulle casse pubbliche quest’anno il Governo ha inciso la rivalutazione delle pensioni superiori a 4 volte il minimo inps riducendo le fasce di perequazione e archiviando il meccanismo di rivalutazione progressiva. Per tutelare gli assegni inferiori al minimo è stata anche riconosciuta una rivalutazione straordinaria (cioè aggiuntiva rispetto al 7,3%) pari al 6,4% per i pensionati ultra 75enni e dell’1,5% per gli altri che ha portato la minima per i primi a 600€ al mese. Nel 2024 il citato meccanismo dovrebbe continuare a trovare applicazione con solo una differenza: la rivalutazione straordinaria per i pensionati con assegni non superiori al minimo scenderà al 2,7% per tutti i pensionati (sia ultra che infra 75enni).