È stato pubblicato in questi giorni il DEF, Documento di Economia e Finanza che in ambito previdenziale ha deluso quanti si aspettavano indicazioni che permettessero di sperare di attuare una riforma strutturale entro fine anno come aveva annunciato a più riprese il Ministro del Lavoro Calderone.

In realtà già da alcune settimane si era capito che nel DEF non ci sarebbe stato nulla sulle pensioni perché dopo i primi due incontri tra Governo e parti sociali vi era stata una brusca interruzione a cui era seguito un inquietante silenzio rotto solo dalla comunicazione fatta a fine marzo da parte del Ministro Calderone di aver firmato il decreto che attiva il cosiddetto Osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell’impatto della spesa previdenziale e l’analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico.

Conosciamo però per esperienza che questi Osservatori (di cui ancora non si conoscono i componenti) non sono snelli nelle loro operazioni per cui ci vorranno alcuni mesi per arrivare a delle conclusioni e per dare delle indicazioni precise al Governo. Sembra, in pratica, un modo per prendere tempo e procrastinare nei mesi delle decisioni in ambito previdenziale con la logica conseguenza di un ulteriore rinvio all’anno prossimo di quella riforma organica e strutturale che tutti i cittadini aspettano da oltre dieci anni.

Eppure, la situazione necessita di interventi immediati. I dati appena forniti dall’ISTAT evidenziano una denatalità sconfortante con numeri che sono ai minimi storici, gli importi delle pensioni per effetto del sistema contributivo in vigore ormai da quasi trent’anni e dei coefficienti di trasformazione troppo bassi, arrivati ormai al limite della sopravvivenza, c’è una differenza di genere sulle retribuzioni a favore degli uomini superiore al 35%, le donne con l’ultima legge di bilancio sono state quasi azzerate nei numeri per l’accesso all’istituto di Opzione Donna, i costi per il riscatto della laurea sono esorbitanti, la rigidità imposta dalla legge Fornero risulta inaccessibile per molti per uscire dignitosamente dal mondo del lavoro.

Sono questi solo alcuni dei problemi da risolvere in ambito previdenziale. Occorre superare gli interessi partitici e le posizioni ideologiche, occorre una sorta di Piano Marshall in ambito economico/previdenziale aumentando anche i flussi migratori regolati per evitare che nei prossimi venti/trent’anni il sistema previdenziale italiano collassi con conseguenze nefaste per tutti i cittadini.