Il Governo Meloni, con la manovra di bilancio del 2023, ha deciso di tagliare gli incrementi previsti per i trattamenti oltre dieci volte il minimo, ossia le pensioni sopra i 5mila euro lordi al mese (che si rivalutano del 35%), per aumentare quelli riservati ai trattamenti di importo inferiore, che si rivalutano del 120%.

Poco chiaro quali siano le percentuali di indicizzazione applicate alle altre fasce di reddito pensionistico: potrebbero mantenere le aliquote precedentemente previste o subire una rimodulazione più ampia.

L’unica certezza, oltre ai due estremi sopra indicati, è la perequazione al 100% per gli assegni fino a quattro volte il minimo (quelli che corrispondono a poco più di 2mila euro lordi al mese).

La rivalutazione da applicarsi alle pensioni decorrenti dal 1° gennaio 2023 era stata fissata nei giorni scorsi dal consueto decreto del Ministero dell’Economia, con indice provvisorio stabilito nella misura del 7,3% (per adeguamento all’inflazione registrata dall’ISTAT).

A questo indice bisogna applicare gli scaglioni di perequazione (previsti per legge), inversamente proporzionali rispetto alle somme percepite.

Attualmente gli scaglioni sono tre: rivalutazione al 100% per assegni fino a quattro volte il minimo, al 90% fra quattro e cinque volte il minimo, al 75% sopra cinque volte il minimo.

La modifica introdotta dalla manovra economica riguarda queste percentuali di perequazione da applicare all’indice del 7,3%.

In pratica, vengono introdotti due nuovi scaglioni: per le pensioni minime perequazione al 120%; per quelle superiori a dieci volte il minimo perequazione del 35%.

Di conseguenza, a partire dal 2023 (al lordo degli eventuali anticipi già fruiti in questi mesi) :

  • le pensioni fino a 524 euro lordi al mese (le minime) si rivalutano dell’8,76%;
  • le pensioni fino a 2.100 euro circa (tra 2 e 4 volte il minimo) si rivalutano del 7,3%:
  • le pensioni oltre 5.250 euro circa si rivalutano del 2,5%.

Non sono stati forniti dettagli sulle aliquote per gli importi intermedi. La premier Meloni si è limitata a dire che «man mano che la pensione aumenta, l’incremento diminuisce». Sembra probabile che la progressione resti invariata, con perequazione al 90% per le pensioni tra cinque e sei volte il minimo e al 75% fra sei e dieci volte il minimo.

Ricordiamo che alle somme spettanti bisognerà sottrarre il 2% già incassato a titolo di anticipo dallo scorso mese di ottobre in base al Decreto Aiuti bis per coloro che hanno percepito pensioni fino a 35mila euro annui.