“Nella ormai lunga fase di emergenza COVID-19, i Centri di assistenza fiscale non hanno mai cessato di rappresentare un punto di riferimento per i cittadini sottoposti alle incertezze prodotte dalla pandemia, sia sotto il profilo sociale che economico. Lo hanno fatto in buona parte con l’assistenza a distanza e, in casi d’urgenza, in via diretta, con l’adozione delle necessarie misure di distanziamento sociale e il rispetto delle norme di protezione per tutti i soggetti coinvolti.”
Questo l’incipit della lettera inviata al premier Giuseppe Conte dalla Consulta dei CAF, dove si sottolinea che in virtù delle misure di sostegno economico, che necessitano dell’ISEE, nonché per l’avvio della campagna della dichiarazione dei redditi 730 – che assumerà, quest’anno, una valenza particolare per le attese dei rimborsi IRPEF per i tantissimi contribuenti in gravi difficoltà finanziarie – in questi giorni, i nostri CAF si sono predisposti a rafforzare la loro attività anche nelle modalità tradizionali, aprendo quindi le sedi, accessibili nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, prevalentemente su appuntamento. Ad oggi, sono già quasi 4 milioni i cittadini che hanno richiesto un appuntamento per la compilazione del 730.
«Lo spostamento, secondo le norme, del periodo di avvio delle dichiarazioni e il termine ultimo al 30 settembre – scrivono nella lettera, Massimo Bagnoli e Mauro Soldini, coordinatori della Consulta Nazionale dei CAF – hanno modificato una pianificazione dell’attività che i nostri CAF avevano già avviato con una serie di azioni concrete: dalla selezione, formazione e assunzione del personale stagionale, alla calendarizzazione degli appuntamenti, all’attività di promozione e comunicazione. Inoltre, le misure di prevenzione e protezione dai rischi, oltre a un ulteriore impatto sui costi di organizzazione, rallenteranno l’attività di assistenza ed elaborazione dei modelli 730, in modo tale da realizzare sicuramente una significativa perdita dei ricavi, con gravi ripercussioni sui bilanci consuntivi».
In questa fase dell’anno, i CAF impiegano il lavoro di circa diecimila dipendenti stagionali, oltre ad altrettanti dipendenti a tempo indeterminato, senza contare il lavoro prodotto da altri venticinquemila studi professionali convenzionati. Nel 2019 i CAF hanno elaborato 17.841.000 dichiarazioni dei redditi (l’84% del totale), mentre sul fronte Isee, nel primo trimestre 2020 sono state già trasmesse all’Inps circa 3,8 milioni di DSU (in linea con lo stesso periodo 2019).
È per questo che la Consulta Nazionale dei CAF, si era già rivolta al Ministero dell’Economia e delle Finanze (lo scorso 3 marzo) per porre una decisa richiesta di attenzione sull’aspetto economico con il ripristino di uno stanziamento finanziario adeguato, dopo i tagli subiti nella Legge di Stabilità 2016.
«Siamo perciò a sottoporre a Lei e al Governo – concludono Bagnoli e Soldini – la richiesta di un immediato stanziamento, atto a garantire la piena copertura economica per l’attività 730, svolta prevalentemente dai CAF, ai quali, per la scelta fatta al tempo d’imporre un tetto massimo di spesa, per l’attività dello scorso anno è stato riconosciuto solo il 56% delle dichiarazioni trasmesse, 217 su 387 milioni di euro fatturabili. Questo a tutela dei tanti posti di lavoro, nonché delle aspettative degli oltre diciassette milioni di contribuenti che si rivolgono ai CAF».