Per il 2023 saranno prorogati tutti gli attuali strumenti di flessibilità in uscita in scadenza: Opzione Donna, APE Sociale, Quota 102. In mancanza di proroga non sarebbero più applicabili dal 1° gennaio 2023 e si creerebbe il cosiddetto “scalone”, che da anni le misure sperimentali  di flessibilità in uscita cercano di evitare in attesa di una riforma pensioni, sicuramente rimandata all’anno prossimo.

Nel discorso programmatico con cui la premier ha chiesto la fiducia al Parlamento, Giorgia Meloni  ha sostanzialmente anticipato le intenzioni dell’esecutivo sul fronte della riforma pensioni. Che, in considerazione delle altre emergenze da affrontare nell’immediato, a partire dal caro energia, slitta al prossimo anno.

L’obiettivo resta trovare nel tempo un’alternativa alla pensione anticipata o di vecchiaia con i requisiti pieni della riforma Fornero. Quindi, 67 anni di età e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) oppure 42 anni e dieci mesi di contributi, uno in meno per le donne (pensione anticipata).

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel discorso programmatico alle Camere ha sostanzialmente anticipato che le misure di flessibilità in uscita sperimentali verranno prorogate dalla manovra economica.

In tutti e tre i casi, non è univoco il modo in cui si può disporre una proroga, quindi per i dettagli bisogna attendere di conoscere la manovra, che prevedibilmente il Governo presenterà in tempi relativamente brevi. In ogni caso, ecco quali sono gli attuali requisiti e come potrebbero cambiare:

  •  Quota 100-102: richiede 64 anni di età e 38 anni di contributi, da maturare entro il 31 dicembre 2022. In realtà, la proroga stabilita dalla scorso manovra ha comportato anche un innalzamento del requisito rispetto alla precedente quota 100, che richiedeva invece 62 anni di età e 38 anni di contributi, da maturare entro il 31 dicembre 2021. Bisogna quindi capire se quest’anno la manovra prevedrà una semplice proroga di un anno degli attuali requisiti, che aprirebbe quindi a coloro che maturano i 64 anni e 38 anni di contributi entro la fine del 2023, oppure se ci saranno anche nuove modifiche al requisito;
  •  Opzione Donna: è aperta alle sole lavoratrici, prevede 58 o 59 anni di età, rispettivamente per lavoratrici dipendenti e autonome, e 35 anni di contributi, al 31 dicembre 2021, e comporta il ricalcolo interamente contributivo della pensione. Questa misura negli ultimi anni è sempre stata prorogata spostando di un anno la scadenza per la maturazione del requisito, ma non è mancato il dibattito sulla modifica anche dei requisiti;
  •  APE Sociale: prevede 63 anni di età, e 30, 32 o 36 anni di contributi a seconda della categoria di cui fa parte il lavoratore. E’ aperto a disoccupati di lunga durata, caregiver, lavoratori con disabilità pari almeno al 74%, addetti a mansioni usuranti. Tutte queste categorie prevedono regole e paletti precisi. il requisito va maturato entro la fine del 2022, anche qui negli ultimi anni ci sono state proroghe annuali, in alcuni casi con modifica dei requisiti.

Il Governo nel medio-lungo periodo prevede anche una riforma pensioni. Anche questa indicazione è presente nel discorso programmatico di Meloni.

L’obiettivo, è «un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo» perché ci sono «milioni di attuali lavoratori che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli, già inadeguati, che vengono percepiti oggi».

Quindi, fra i punti che verranno affrontati nella Riforma pensioni c’è quello delle pensioni dei giovani, peraltro già al centro del tavolo che si era aperto fra Governo e sindacati. In realtà, fra i nodi centrali della riforma c’è quello della flessibilità in uscita.

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